Disturbi del Linguaggio

Si parla di Disturbi del Linguaggio quando la capacità di codificare tutte o alcune componenti del sistema linguistico si manifesta in ritardo, si sviluppa troppo lentamente o in maniera alterata. Si distinguono in:
- Disturbi di codifica fonologica (es. cappa per scarpa)
- Disturbi di codifica sintattica (es. i bambini corre)
- Disturbi lessicali (lavandino per rubinetto). Di solito il lessico è poverissimo.
- Disturbi pragmatici (riguarda elementi come comprendere e usare i significati)
I Disturbi Specifici del Linguaggio secondo la definizione di Rapin e Allen (1996) sono disturbi della codifica fonologica, sintattica e lessicale che si manifestano in soggetti indenni dal punto di vista neurologico, cognitivo, sensoriale e relazionale. Di natura neurobiologica. Si distinguono in:
Disturbi misti (recettivo-espressivi)
- Agnosia uditiva verbale (deficit di decodificazione fonologica), la forma più grave, caratterizzata da assenza della capacità di processare il linguaggio indirizzato. La produzione verbale è assente o limitata. Spesso accompagnata da comportamenti tipici della condotta autistica.
- Disordine fonologico sintattico, dova la produzione verbale è presente con errori fonologici e morfosintattici frequenti, ma con tendenza a miglioramento. La comprensione è scadente e c'è alta sensibilità alla variazioni del contesto fonetico, della velocità di produzione, della lunghezza dell'enunciato e del contenuto (atteso-inatteso; contestualizzato o meno). Spesso il bambino ha un tempo di risposta eccessivo alle domande sociali ( es. Che classe fai? ), tende a rivolgersi al genitore per la ripetizione dell'enunciato, dà risposte non congruenti, prova fastidio per le situazioni di rumore, ha difficoltà a comprendere consegne specifiche non contestuali. Nella scuola primaria si possono presentare difficoltà di attenzione in classe, tendenza ad isolarsi dai coetanei (questi bambini funzionano difficilmente in gruppo, meglio nelle relazioni a due), difficoltà a separarsi dai genitori in ambienti nuovi, richiesta di ripetizioni in famiglia (non a scuola perché si inibiscono). Nella scuola secondaria tendono ad evitare contesti rumorosi, hanno difficoltà a seguire la TV, ad usare il telefono,difficilmente frequentano coetanei in ambienti extrascolastici, hanno ancora difficoltà a separarsi dai genitori in ambienti nuovi, tendenza a comportamenti inibiti e a umore depressivo.
Disturbi espressivi
- Disprassia verbale, dove il linguaggio è intellegibile, spesso anche ai genitori, caratterizzato dall'uso di pochi contoidi anche se la produzione verbale è abbondante. Ci sono suoni preferiti che vengono ripetuti per produrre le parole. Questi bambini sperimentano perciò costante frustrazione comunicativa e spesso sono presi in giro dai coetanei. A livello comportamentale e motorio sono moto agitati. Spesso lettura e scrittura si sviluppano meglio della produzione verbale.
- Deficit di programmazione fonologica, che presenta ritardo nell'organizzazione della struttura fonotattica; l'unica struttura prodotta dal bambino è la sillaba piana, che usa anche per dire parole complesse (es. to-ta per torta, ba-ma per barca); ci sono sostituzioni di suoni, inversioni di sillabe o armonie consonantiche (es. tane per cane, poto per topo, papo per tappo). L'organizzazione sintattica della frase non è alterata ma la morfologia grammaticale è omessa o prodotta in modo scorretto (es. ma-ma toje ka-pa bi-bo: la mamma toglie la scarpa al bambino). Le realizzazioni fonologiche spesso sono poco intellegibili. In passato era conosciuto come ritardo semplice di linguaggio. Evolve spontaneamente verso i 5 anni: c'è miglioramento nellaproduzione verbale ma possono persistere difficoltà di analisi fonologica e di programmazione fonologica che portano a difficoltà di letto-scrittura (verso i 6 anni) e di accesso lessicale (verso 8 anni).
Disturbi nei processi linguistici integrativi
- Deficit lessicale, che riguarda le anomie
- Deficit semantico-pragmatico, che riguarda i contenuti
Nel DSM-V (edizione aggiornata del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) si parla di Disturbo del Linguaggio, che unisce i precedenti disturbo della espressione del linguaggio e disturbo misto della espressione e della ricezione del linguaggio, e viene collocato all'interno dei Disturbi della Comunicazione, insieme al Disturbo fonetico-fonologico (in precedenza Disturbo della Fonazione), al Disturbo della Fluenza con esordio nell'Infanzia (che ha sostituito le Balbuzie) e al Disturbo della Comunicazione Sociale, una nuova condizione che comporta persistenti difficoltà nell’uso sociale della comunicazione verbale e non verbale.